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Un altro esempio che vede come protagonista questa volta la volontà attenzionale è quello che mi viene in mente perché da quando sto scrivendo questo testo lo applico tutti i giorni ed è relativo alla concentrazione, cos’è la concentrazione se non l’applicazione cosciente e prolungata della volontà in riferimento ad un dato engramma o ad un concetto?
Questo significa mantenere vividamente presente attenzionalemente una certa cosa, ossia applicare la volontà forzando determinate funzioni come può essere l’immaginazione, quindi possiamo dire, rubando un termine alla matematica, che la concentrazione è una potenza della volontà, come se la volontà si riflettesse su se stessa; anche in questo caso siamo nel contesto della sovrapposizione
degli effetti poiché dobbiamo considerare il fatto come l’interconnessione di una grandezza con se stessa e potremmo affermare, sempre in un contesto generale che la relazione venga espressa in termini matematici con una formula che rende bene l’idea: <c=f[v(i)]>,dove ’c’ sta per “concentrazione”,’v’ sta per “volontà attenzionale” e ’i’ come al solito è “l’informazione”, in altri termini potremmo dire che la concentrazione diviene una potenza ennesima della volontà, premesso però che adesso stiamo rubando di brutto al linguaggio matematico le sue funzioni classiche.
Di importante da notare a questo punto c’è che la concentrazione è una funzione mentale particolarmente interessante in quanto possiamo sentire gli effetti che produce, noi tutti sappiamo che quando si è concentrati su un particolare processo o concetto non prestiamo attenzione alla stessa maniera a quello che ci circonda, il nostro interesse è tutto puntato sull’argomento di cui ci occupiamo, pertanto possiamo dire che la concentrazione è quella funzione che favorisce le elaborazioni mentali a cicli chiusi, cioè, inibendo l’ingresso ai segnali del flusso nel nodo di confronto ’N(i)’ del nostro servomeccanismo.
Questi tipi di operazioni sono proprio quelli che permettono delle elaborazioni entalpiche sui costrutti, che rendono quindi possibile quell’innalzamento energetico dovuto agli stati attenzionali riposti su ciò che è soggetto costretto del nostro operare.
Pensare intensamente ad una cosa, concentrarsi su di questa non è certamente uno dei più facili processi di lavoro che chiediamo al nostro servomeccanismo in quanto dovremmo anche tener presente che l’immaginazione va condizionata dalla volontà a far entrare soltanto le funzioni elementari in ’B(i)’ che desideriamo, forse è proprio uno dei processi più difficili che si possono richiedere alla nostra mente, ma è vero anche che si tratta di far pratica, ci vuole oltre che una buona predisposizione del sistema mentale, che si può ottenere rilassandosi prima, anche un buon allenamento e delle particolari procedure per ottenere degli ottimi gradi di concentrazione, comunque si tratta sempre di far lavorare il nostro cervello a livello di coscienza, attraverso la
volontà e quindi con un po’ di pazienza si potrebbero ottenere dei risultati soddisfacenti, ma parleremo più avanti di questi sistemi di “auto-condizionamento”.
Arrivati a questo punto abbiamo tutti i mezzi per andare a parlare di INTELLIGENZA nel prossimo Articolo della serie.
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