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Si pensi innanzitutto che il nostro cervello assolve tutti i compiti a cui è predisposto in quanto centro dell'attività nervosa del nostro corpo e quindi la nostra mente, ovvero tutti i processi di input-output che sono alla base del nostro pensiero e delle nostre facoltà di carattere informazionale, assolve tutte le operazioni di trattamento dell'informazione in quanto tale, con questo per ritornare un attimo a fare una considerazione e cioè che la grandezza di ingresso è costituita da un flusso di informazioni che sono tutte soggette alla nostra attività attenzionale, infatti noi riusciamo a sviluppare o costituire un pensiero e contemporaneamente ascoltiamo della musica tocchiamo degli oggetti vediamo delle cose, questo ci porta ad una prima supposizione che consiste nel dare la possibilità all'attenzione di lavorare in parallelo multiplo, in sostanza la nostra funzione attenzionale riesce a prendere in considerazione più cose contemporaneamente senza per questo farci fare confusione di concetti, allora bisogna che vi siano delle altre grandezze che si sommino all'attenzione per rendere possibile l'attività mentale, tali grandezze possono essere perlomeno due: una che si può identificare nella "volontà" e una che può essere "l'immaginazione", la prima si potrebbe esprimere come volontà attenzionale, ossia una grandezza funzione che interviene per dare origine al pensiero attenzionale cosciente, quello che prendiamo in considerazione e che è al di sopra del livello della consapevolezza, mentre l'immaginazione interviene a tutto campo, quindi anche al di sotto del livello della consapevolezza costituendo una delle forze basilari per i vari processi mentali.
Ma ritorniamo per un attimo a rivedere il processo costitutivo della percezione, ossia di che cosa è composta questa funzione mentale complessa che identifica il nostro comportamento in fase di ricezione per poter approfondire quanto è possibile, con le mie conoscenze e le teorizzazioni che ne derivano, il funzionamento del "servomeccanismo" che costituisce la nostra mente.
Ritorniamo alla base del nostro ragionamento rispondendo alla frase "attento...ecco...", la prima cosa che ci viene spontanea chiederci è attento a "cosa"?
Questo mi fa pensare al concetto di "cosa" perché lo ritengo un concetto "funzione" di fondamentale importanza, infatti noi classifichiamo qualsiasi cosa col concetto di "cosa", lo usiamo dappertutto dove non è definibile l’oggetto del nostro discorrere o dove introduciamo dei nuovi concetti su un nostro ragionamento, il Professor Silvio Ceccato che è una fra le più illustri autorità in materia,(nota dell’autore:era il 1986-87) identifica questo concetto con una sequenza di due stati attenzionali espressi in serie di attenzione rilassata, comunque sia, tralasciando la composizione attenzionale del concetto stesso, poiché in questo momento mi interessa di più una sua altra caratteristica, posso ipotizzare che serva per dare origine ad una espansione, a quella energia che è stata accumulata con l’eccitazione attenzionale, quindi potrebbe benissimo essere intesa come una delle funzioni associabili alla scatola nera ’A(i)’, mentre una funzione che può essere identificata in questo caso per la ’B(i)’ è quella di "uguale", che serve per favorire la riparametrazione simmetrica tra gli stati attenzionali che si sviluppano in y(i) e quelli relativi a z(i) facendo in modo che con una serie di cicli di operazioni dove intervengono tutte le grandezze espresse nello schema di base, vi sia la e(i) che riporta le variazioni attenzionali dovute alle varie riparametrazioni fra stati di lavoro, nella fase di costituzione figurativa quindi sarà un segnale che viene ad individuare dove vi è una variazione di colore o di pendenza o di regione spaziale ecc., più in generale dovrei puntualizzare che le funzioni presenti in ’A(i)’ servono per dare una conformazione attenzionale ai vari costrutti e invece quelle presenti in ’B(i)’ servono per controreazionare gli stati attenzionali costituenti questi costrutti derivandone altri che sono il frutto di una residenzialità ipotetica dal punto di vista armonico attenzionale, quelli che sopra, nelle spiegazioni generali delle grandezze espresse nello schema di base, venivano definiti come concetti dato di primo e di secondo livello.
In questo momento ritengo superfluo tentare di stereotipare ulteriormente le operazioni costitutive della percezione anche perché in ogni soggetto possono suscitare una variazione di funzioni che dipenderà da fattori contingenti alla situazione mentale del soggetto e alla sua relazione con il mondo esterno, pertanto vorrei adesso esprimere alcune riflessioni sull’argomento sin qui esposto.
La prima riflessione riguarda gli stati attenzionali e consiste soltanto nel fatto che si può ipotizzare che esista una relazione fra energia utilizzata e stati attenzionali in quanto noi possiamo sentire gli effetti che questi producono quando sono messi in azione nel senso che proviamo un certo fastidio quando non si trova il modo per espandere questa energia convogliandola tramite una determinata controreazione in una sequenza di operazioni che fornisce un processo costitutivo di un engramma e al contrario possiamo sentire un sollievo quando queste operazioni sono soddisfatte, questo lo si nota bene nella applicazione della percezione pura, anche se poi subentra in ogni caso il fattore teleologico del nostro meccanismo che ci può provocare comunque dei fastidi attenzionali, qualora per esempio che ciò che è oggetto della nostra attenzione non corrisponda ad una nostra riparametrazione o raffronto con una immagine che abbiamo ipotizzato della cosa stessa.
La seconda riflessione riguarda l’intervento di questo particolare servomeccanismo nella costituzione delle funzioni di percezione, possiamo notare che è quasi impossibile stabilire una sequenza ben determinata di operazioni semplici ed assegnare delle funzioni definibili con dei concetti correnti alle varie grandezze espresse nello schema di base, si può ipotizzare soltanto che nel caso del processo costitutivo della percezione subentrino tutte le varie grandezze espresse con delle funzioni elementari e quello che noi possiamo dire è soltanto che avviene una trasformazione energetica informazionale che si sviluppa tramite un complesso sistema di interazioni e interconnessioni fra funzioni fisiche dovute agli organi ricettori e funzioni mentali che daranno origine ad un complicato gioco armonico continuo fruitore di engrammi attenzionali.
Per tentare di chiarire ulteriormente quanto sopra esposto si potrebbe fare un esperimento con un "campo informazionale" costituito da una semplice immagine come nel disegno che segue.
Logotipo di quadrupede.
Quello che ci ricorda questa figura è indubbiamente un animale quadrupede, ma facciamo attenzione a come la nostra mente costituisce questa immagine, sforzandoci a rallentare il processo percettivo come se fossimo costretti a lavorare a rallentatore.
Presupponiamo di partire dalla coda, le informazioni che noi riceviamo sono un continuo informazionale invariato a partire dalla estremità fino al punto di congiunzione con il “rettangolo” che identifica il corpo, i nostri occhi si fermeranno a focalizzare l’attenzione prima sulla estremità del segmento e poi “nell’angolo” in alto a destra del “rettangolo”, questo significa che durante questo tempo non ci sono state delle variazioni di segnale percepito, se dovessimo procedere per punti, a partire dalla estremità, ogni punto preso in considerazione dalla nostra attenzione è uguale a quello precedente, in altri termini il segnale d’ingresso del sistema ’x(i)’ è rimasto costante ed è stata soddisfatta la simmetria fra ’y(i)’ e ’z(i)’, da cui si può pensare che ’B(i)’ soddisfi la funzione di ’=’, mentre il "motore" ’A(i)’ sposta la nostra attenzione lungo la linea; le stesse operazioni avvengono poi quando l’oggetto della nostra attenzione sarà il rettangolo che raffigura il corpo, ovvero l’area da esso inclusa, i segmenti che raffigurano le zampe e l’ellisse che rappresenta la testa.
Il lettore che si è sforzato di rallentare il proprio pensiero si accorgerà che esistono degli altri punti dove gli occhi si soffermano di più e saranno dei punti chiave dove si verificheranno delle variazioni di segnale percepito.
E‘ ovvio che il gioco attenzionale proposto da questa immagine sia simile a quello che viene esercitato dalla nostra mente ogni volta che l’oggetto della nostra attenzione sia un quadrupede.
La terza riflessione prende in considerazione l’intervento dell’attività della volontà e consiste nel definire una grandezza funzione che si comporta come coordinatrice degli stati attenzionali che interviene tramite una particolare sequenza o combinazione di stati attenzionali e raggruppa gli stessi secondo delle modalità di concetti finiti, è la grandezza che ci consente di affrontare e definire delle operazioni coscienti di pensiero.
Prendendo ancora spunto dalla figura sopra esposta si potrebbe dire che noi sappiamo riconoscere le varie parti costitutive della figura appunto perché vengono "classificati" tutti i continui informazionali.
A questo punto abbiamo la possibilità di capire che il concetto di "parte" è una derivata del concetto di volontà e sta ad indicare che la volontà prende come concetto percettivo finito un “continuo informazionale”.
La quarta riflessione è dettata dalla ipotesi di considerare come coordinatrice del sistema di controreazioni la grandezza funzione immaginazione che consiste nel dare delle variazioni endoniche o meno dal punto di vista attenzionale alle varie funzioni che parteciperanno alla costituzione degli engrammi mentali, fornendoci la possibilità di poter diversificare le operazioni che influenzeranno il sistema di sviluppo dei processi di categorizzazione e correlazione sia a livello di consapevolezza o meno. Sarà questa grandezza che farà scattare tutte le funzioni elementari di controreazione tali per cui noi giungeremmo a classificare quella figura spora esposta come lo stereotipo di un animale quadrupede.
Nel prossimo articolo, della serie, andremo a spiegare il concetto di Variabile.
Grazie per la lettura.
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